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Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono inquinanti collegati a effetti negativi sulla salute. La dieta è un’importante fonte di esposizione ai PFAS, ma è ancora noto come influisca sui livelli longitudinali di PFAS.
Un nuovo studio sulle diete dei giovani adulti, pubblicato su Environmental International ha voluto determinare se l’assunzione di cibo e le fonti alimentari fossero associate a cambiamenti nelle concentrazioni di PFAS nel sangue tra i giovani adulti ispanici a rischio di malattie metaboliche.
I ricercatori della University of Southern California hanno esaminato 727 giovani adulti che facevano parte di due coorti di studio in corso; un gruppo (604 giovani adulti) aveva un’età media di 19 anni ed è stato sottoposto a un solo esame del sangue. L’altro gruppo (123 giovani adulti) è stato sottoposto a due analisi del sangue, la prima a 20 anni e la seconda a 24 anni.
Dopo aver interrogato due volte i giovani su ciò che avevano consumato nelle ultime 24 ore, per determinare i singoli alimenti e il luogo in cui i cibi erano stati preparati/consumati (casa/ristorante/fast-food), gli autori hanno analizzato il sangue dei partecipanti alla ricerca di tracce di diverse sostanze chimiche PFAS.
Nel gruppo di partecipanti più piccolo, tra il primo e il secondo esame del sangue, una porzione aggiuntiva di tè, superiore a una, era associata a un aumento del 24,8
Per quanto riguarda le fonti alimentari, nel primo gruppo ogni aumento di 200 grammi di alimenti preparati in casa corrispondeva a una riduzione dello 0,90
I risultati suggeriscono che le abitudini di consumo delle bevande e la preparazione degli alimenti sono associate a differenze nei livelli di PFAS nei giovani adulti. Ciò evidenzia l’importanza della dieta nel determinare l’esposizione ai PFAS e la necessità di analizzare le possibili contaminazioni da PFAS negli alimenti e nelle bevande.